Gli Italiani che non conosciamo

Lingue, DNA e percorsi delle comunità storiche minoritarie

Quanti conoscono gli Arbëreshë, gli Occitani, i Tabarchini e le tante altre minoranze linguistiche che fin dall’antichità e prima dei flussi migratori recenti, hanno portato nuove lingue e tradizioni in Italia. Quanti sanno di questa ricchezza che costituisce uno degli assi portanti della straordinaria varietà e bellezza del nostro Paese?
Il libro “Gli Italiani che non conosciamo, Lingue, DNA e percorsi delle comunità storiche minoritarie” racconta la loro storia, le lingue, il DNA e le tradizioni, dando voce anche a coloro che quotidianamente si impegnano per la salvaguardia delle culture e dei saperi.

Pubblicazione realizzata grazie al contributo della Direzione generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali del Ministero della Cultura.

Persone prima di tutto

Per iniziare, abbiamo voluto condividere con i lettori i volti e le voci di persone che fanno parte di alcune delle minoranze linguistiche. Ogni fotografia è accompagnata da una didascalia che racconta una breve storia personale e trasmette un messaggio ai lettori, offrendo uno sguardo intimo sulle esperienze e aspirazioni di coloro che vivono quotidianamente la difficoltà, la passione e l’impegno di mantenere viva le lingua e la cultura della propria comunità.

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Umani, DNA e lingue

Al DNA sono strettamente legati i processi biochimici che avvengono nelle nostre cellule, lo sviluppo dell’organismo e il suo stato di salute. Le lingue rappresentano, invece, l’architrave e il mezzo di espressione delle culture umane. Al di là delle evidenti distanze, DNA e lingue sono elementi complementari della nostra identità. Imparare a conoscerli è fondamentale non solo per comprendere i significati della diversità, ma anche, e soprattutto, per capire quanto sia importante ciò che ci unisce come esseri umani.

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Storie (italiane) scritte nei geni e nelle lingue 

Parole e geni ricordano di più, riescono a tenere traccia del passato molto meglio di quanto non faccia il nostro corpo. Studiandoli, possiamo comprendere come la legge del “più adatto”, l’imprevedibilità del caso e le differenze culturali abbiano plasmato la storia e biologia umana. E, da questo punto di vista, l’Italia e le sue popolazioni hanno davvero molto da raccontare.    
  

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Il patrimonio linguistico e culturale in Italia

Il panorama linguistico e culturale italiano è particolarmente ricco e diversificato, una vera e propria costellazione di idiomi locali e minoritari di insediamento più o meno antico e in stretto contatto fra loro. Si ritrova una miriade di lingue e varietà dialettali che sono usate nella vita quotidiana e che rappresentano diverse comunità linguistiche che hanno portato con sé tradizioni da altri paesi. In gran parte, esse, così come le loro lingue sono ancora sconosciute alla maggior parte degli Italiani.                   

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Gli Italiani che non conosciamo: il DNA

Le migrazioni di gruppi provenienti da aree molto distanti, l’isolamento matrimoniale facilitato dalla diversità linguistica, l’insediamento in zone difficilmente accessibili e la selezione naturale hanno da sempre guidato la storia e plasmato la struttura genetica del nostro Paese. Combinandosi tra loro, questi fattori hanno contribuito a fare dell’Italia e delle sue popolazioni un caso unico per la sua ricchezza biologica e culturale, un vero e proprio patrimonio di diversità umana.   

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La roccia protesa verso il mare con il faro sullo sfondo evoca l’immagine di una sentinella che veglia e protegge. Valorizzando le loro antiche tradizioni e le lingue, le comunità alloglotte mantengono viva una luce che rischiara il buio dell’omologazione culturale.
Capo Sandalo nella zona più occidentale dell’isola di San Pietro (Sud Sardegna, area tabarchina) con il faro costruito nel 1864.

Anche se velato dalle nuvole e nascosto dalla nebbia, il sole continua a irradiare la sua luce, così come le comunità alloglotte continuano a mantenere vive e a far brillare le loro tradizioni e la loro cultura nonostante le difficoltà.
Valli di Lanzo, Piemonte (foto di Teresa Geninatti)

Ascoltiamoli: presente e futuro delle comunità alloglotte

Per quanto appassionato e preparato, nessuno specialista potrà farvi davvero comprendere cosa possa significare vivere dall’interno la realtà quotidiana di questi gruppi, con le loro speranze, timori e aspettative. In questo capitolo abbiamo raccolto le risposte a un questionario che abbiamo sottoposto a persone rappresentative delle comunità con lo scopo di conoscere la loro visione del presente e, perché no, del anche futuro. Un modo per mettere in comunicazione
diretta il lettore con chi è impegnato nella salvaguardia dell’identità e della cultura delle minoranze linguistiche italiane di cui è parte integrante.
                   

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Il cibo è importante

Le abitudini familiari, i gusti personali e le tradizioni gastronomiche contribuiscono a determinare le scelte che si compiono a tavola. Nel contesto italiano l’arte culinaria rappresenta un tesoro culturale testimoniato dalle sue differenti espressioni regionali. Una varietà di alimenti, sapori e tecniche di preparazione ulteriormente arricchita dal contributo delle cucine delle minoranze linguistiche italiane, tanto antiche quanto, in molti casi, ancora poco note, ma che nella loro semplicità e frugalità riverberano le loro storie.
   

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I Curatori

Giovanni Destro Bisol

Università Sapienza – ISItA

Docente di Antropologia e Biodiversità umana presso l’Università Sapienza di Roma, studia da tempo l’effetto dei fattori ambientali e socio-culturali sulla struttura genetica delle popolazioni umane. Ha curato e coordinato l’iniziativa per la realizzazione del volume “Gli Italiani che non conosciamo, DNA e percorsi delle comunità storiche minoritarie” nell’ambito del progetto “Atlante bio-culturale Italiano” dell’Istituto Italiano di Antropologia   


Erica Autelli

Universität Innsbruck

Ricercatrice Senior Postdoc di Linguistica, direttrice di progetto e Senior Lecturer presso l’Universität Innsbruck e docente di Linguistica Generale presso l’Università di Sassari. I suoi campi di ricerca principali si orientano sulla fraseologia e sulla linguistica delle varietà.


Marco Capocasa

ISItA

Dottore di ricerca in Antropologia e biologo nutrizionista, si occupa delle implicazioni antropologiche dell’alimentazione e della nutrizione umana e degli aspetti etici legati alla diffusione delle conoscenze scientifiche in ambito antropologico e biomedico.


Marco Caria

Università di Sassari

PhD in Scienze dei Sistemi Culturali, assegnista di ricerca e docente a contratto di Linguistica Generale, Sociolinguistica e Plurilinguismo della Sardegna e di Glottodidattica presso l’Università degli Studi di Sassari, si occupa di minoranze alpine germaniche e di eteroglossie della Sardegna, con particolare attenzione alla didattica dei codici minoritari e ai fenomeni di contatto fra lingue.


Con i contributi di: Giovanni Agresti, Delia Airoldi, Marcello Aprile, Erica Autelli, Nicola Bavasso, Ermenegildo Bidese, Maria Carla Calò, Marco Capocasa, Marco Caria, Federica Cognola, Beatrice Colcuc, Emanuele Coniglio, Andrea De Giovanni, Giovanni Destro Bisol, Maria Dore, Riccardo Imperiale, Vinko Kovačić, Donata Luiselli, Luca Melchior, Carmela Perta, Rosalba Petrilli, Matteo Rivoira, Caterina Saracco, Francesca Sammartino, Stefania Sarno, Matej Šekli, Diego Sidraschi, Giuseppe Vona, Francesco Zuin.

Con il patrocinio di 

NOVITÀ LIBRARIA

In questo libro abbiamo voluto riunire le conoscenze sui percorsi storici, le lingue, il DNA e perfino le tradizioni alimentari degli “Italiani che non conosciamo”

Acquista una copia del volume “Gli Italiani che non conosciamo” 

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